DOMENICO POMPILI: ASCOLTARE COL CUORE PER DIALOGARE E COMUNICARE. SENZA FALSI MITI

DOMENICO POMPILI: ASCOLTARE COL CUORE PER DIALOGARE E COMUNICARE. SENZA FALSI MITI
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di Raffaele Pompili

Domenico Pompili 59 anni, Vescovo di Rieti, è indaffaratissimo. Trova il tempo per un’oretta da dedicare a chi scrive la sera di una domenica a cui arriva, come sempre, sfinito.

Poche battute, qualche confidenza fra buoni cugini quali siamo, e si entra subito in argomento. Con un filo conduttore che unisce inizio e fine di questa intervista: il verbo ascoltare. Siamo nelle giornate che precedono il 17° Festival della Comunicazione, promosso dalle Edizioni Paoline, in calendario a Rieti dal 21 al 29 Maggio.

Ascoltare con l’orecchio del cuore”, questo il tema della rassegna. Partendo dall’assunto, come scrive Papa Francesco nel Messaggio per la 56° giornata per le Comunicazioni Sociali, che il principale desiderio degli esseri umani è quello di essere ascoltati, “l’ascoltare è il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione. Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Il problema è che sovente” , specie sui social e sul web, “si fa un uso dell’udito che non è un vero ascolto ma il suo opposto: l’origliare. Al contrario ciò che rende la comunicazione buona e pienamente umana è l’ascolto dell’altro con apertura leale, fiduciosa e onesta. La mancanza di ascolto appare evidente”, commenta amaramente il Santo Padre ”anche nella vita pubblica dove invece di ascoltarsi ci si parla addosso. La buona comunicazione invece presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà”.

In partenza a Rieti il 17° Festival della Comunicazione, promosso dalle Edizioni Paoline. Dal 21 al 29 maggio

Festival della Comunicazione Rieti

“In partenza a Rieti il 17° Festival della Comunicazione, promosso dalle Edizioni Paoline. Fino al 29 maggio. Presenze importanti: da Lucia Annunziata a Giovanni Grasso portavoce del Presidente Mattarella, da Carlo Petrini a Enrico Mentana”

Con queste premesse l’obiettivo del festival reatino è chiaro nelle parole del Vescovo di Rieti: “facilitare l’attitudine al sentire in un tempo in cui l’ascolto è continuo, ma motivato per lo più dal marketing.  Esercitarsi nell’ascolto attivo e consapevole è una questione che interessa tutti, senza distinzione di età, genere, classe sociale. Perché senza ascolto non c’è comunicazione, senza ascolto non c’è relazione. Il Festival” con contributi di rilievo da Lucia Annunziata a Giovanni Grasso portavoce del Presidente Mattarella, da Carlo Petrini ad Enrico Mentana, ”sarà un viaggio condotto attraverso diversi linguaggi: quello del giornalismo, ma anche dei libri, delle arti grafiche, della dimensione immateriale del digitale e di quella materiale della manualità e del movimento del corpo. E si muoverà alla ricerca della Parola, della Natura, di testimoni, senza trascurare il problema ecologico e il tratto francescano della Valle Santa; delle periferie, quelle fisiche del terremoto e quelle esistenziali e della disabilità; e poi del presente di tutti noi che siamo online, ormai quasi inconsapevolmente sempre con un piede dentro e l’altro fuori dalla Rete. I media come i farmaci, ”argomenta Domenico Pompili, ”hanno una dimensione tossica e una curativa. I due aspetti non si possono separare, non possiamo sognare che i media diventino soltanto buoni. Ma come ogni farmaco devono dovesse essere usati con cautela, nelle giuste quantità e con le giuste avvertenze. Possiamo contenere la tossicità e potenziare la dimensione terapeutica. Accorciare le distanze è parte del rimedio; imparare ad ascoltare è il passo in avanti da compiere per non ridurci ad essere il prodotto di algoritmi di cui ignoriamo tutto. Ascoltare è, dunque, raccogliere una sfida culturale ed educativa  cui non è possibile sottrarsi. Si tratta, infatti, di spostare l’orizzonte dall’ascolto automatico, che serve a profilare e controllare, a un prestare orecchio che è apertura al mondo”.

“…una guerra globale provocherebbe una escalation senza fine, una deflagrazione sull’intero pianeta. Per questo gli appelli di Papa Francesco sulla cessazione delle ostilità e sull’avvio della fase negoziale devono trovare ascolto”

 L’esatta antitesi, allargando inevitabilmente gli orizzonti, del dialogo mai avviato fra aggressore e aggredito in Ucraina ed all’escalation nel conflitto che ne è seguita. ”Io penso che si debba partire da una utile distinzione fra legittima difesa e guerra giusta”, comincia il Vescovo di Rieti, ”sulla legittima difesa credo che nessuno abbia nulla da eccepire, trattandosi di una invasione con un aggressore ed un aggredito. Il problema è che il conflitto rischia di cronicizzarsi e di diventare tendenzialmente di carattere globale ed è questo che desta le maggiori preoccupazioni, in quanto le ipotesi di una guerra cosiddetta “giusta” che si scatenerebbe non trova le condizioni per essere giustificata. Manca un criterio fondamentale che è quello della proporzionalità: il problema vero è che una guerra globale provocherebbe una escalation senza fine, determinerebbe una deflagrazione sull’intero pianeta ed è questa la ragione per cui  gli appelli reiterati di Papa Francesco sulla cessazione immediata delle ostilità e sull’avvio della fase negoziale devono trovare  ascolto e devono essere fatti propri dalle parti in causa. Quello, lo ripeto, che va accuratamente evitato è far diventare un conflitto regionale una guerra mondiale, con ciò scongiurando l’ennesimo conflitto “per procura” in cui due superpotenze – Russia e Stati Uniti – dopo anni di guerra “fredda” ingaggino un conflitto vero e proprio che rappresenterebbe una vera ecatombe.

Stefano Boeri Casa Futuro e Pompili

E’ noto il tuo impegno a favore della diffusione dei principi e dei contenuti dell’enciclica “Laudato si” di Papa Francesco. Quante sono le comunità “Laudato si” costituite nel nostro Paese e come si svolge la loro attività?
“Ad oggi sono 65 diffuse un po’ sull’intero territorio nazionale. Le ultime sono state formate ad Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto dove mi sono recato proprio in questi giorni. Nel Lazio le comunità attive sono un paio a Roma, poi a Castelgandolfo, Rieti, Monte Terminillo e nella nostra Provincia ad Anagni ed Alatri. Queste comunità svolgono fondamentalmente un’azione di tipo educativo, piuttosto che limitarsi a qualche puntuale denuncia. L’obiettivo è fare in modo che il progetto di “ecologia integrale”, oggetto della riflessione del Santo Padre, venga affrontato non in modo accademico, ma sulla base delle problematiche emerse localmente nella zona; per esempio nel reatino un tema significativo è quello dell’acqua e della salvaguardia e corretto sfruttamento anche a favore della comunità locale della sorgente Peschiera, gestita da ACEA e posta fra i Comuni di Castel Sant’Angelo e Cittaducale, che fornisce il 75% delle risorse idriche di Roma Capitale. Diversamente nella nostra Valle del Sacco il tema centrale, non dissimile dalla vicina Terra dei Fuochi nel casertano, è quello dell’inquinamento e delle sue conseguenze anche in termini di diffusione di patologie tumorali. Le comunità “Laudato Si” raccolgono persone che hanno bene a mente come la terra “Madre e Casa Comune” sia in diversa misura in pericolo e vadano compiute azioni per la sua tutela e salvaguardia. Come a Gela in Sicilia dove sono nati degli “orti sociali” su terreni incolti ed abbandonati adibiti in passato a discarica, coltivati da contadini come da persone comuni. E’ partendo da questi gesti che si innesca la “conversione ecologica” auspicata  da Papa Francesco, che è parte di una prospettiva in cui il cambiamento non è pensabile solo dall’alto ma deve partire  dal basso. Il Papa, in questa direzione, capovolge lo sguardo e cerca di muoverlo dal basso verso l’alto ma purtroppo la guerra in corso,” riflette il Vescovo di Rieti, ”sta finendo coll’alimentare l’idea che la transizione ecologica costituisca un lusso che non  possiamo permetterci e che i problemi siano ben altri. Quella che sembrava una strada da percorrere è diventata in sostanza, per via di quanto sta accadendo, una corsa ad ostacoli.”

San Francesco Amatrice

“La ricostruzione post-terremoto ha avuto negli ultimi 2 anni una obiettiva accelerazione specie sul piano procedurale. Il problema è che una serie di fattori hanno influito negativamente sulla riedificazione ad iniziare dalla concorrenza dell’ecobonus”

La Diocesi di Rieti ha promosso e sostenuto l’attivazione di un centro “Mi oriento al lavoro” con l’avvio di 2 corsi professionali in sartoria e restauro. E’ una iniziativa destinata ad ampliarsi ad altri settori produttivi?
Ritengo di si anche perché la provincia di Rieti, che a livello di occupazione è messa peggio della Ciociaria,  è per di più soggetta ad un progressivo spopolamento da non meno di un secolo fino al terremoto del 2016, che ha ridotto diversi piccoli centri a pochi nuclei familiari. Il problema è che la mancanza di lavoro ha imposto a molte persone di spostarsi verso Roma. Ciò naturalmente determina altre conseguenze poiché se i territori dell’entroterra si desertificano, i finanziamenti e le risorse vitali per le comunità locali diventano a rischio sul medio e lungo periodo. Il discorso della “Metromontagna”, di cui si discute da tempo nel reatino, potrà assumere contorni realistici se le infrastrutture anche digitali diventeranno una realtà concreta. Solo in questa maniera si accorcerà la distanza fra città e montagna ed in presenza di servizi come sanità e scuola che rendano possibile vivere a distanze anche significative dalla Capitale.  In questa cornice potrà verificarsi una modifica dell’offerta nel mercato di quel lavoro che rimane, comprensibilmente, la ragione primaria per la quale una persona rimane nell’area di origine o meno, sempre in presenza dei servizi (sanità e scuola su tutti) a cui accennavo poc’anzi. E questo ragionamento va fatto anche per la ripresa della vasta area del “cratere” del sisma, che coinvolge 4 regioni Lazio, Umbria, Marche ed Abruzzo.

A questo proposito, come procede la ricostruzione delle aree terremotate del 2016 anche con riferimento a chiese e beni ecclesiastici ?
“La ricostruzione, grazie all’opera del Commissario Straordinario Giovanni Legnini, ha avuto negli ultimi 2 anni una obiettiva accelerazione specie sul piano procedurale. Il problema è che questa accelerazione ha coinciso con una serie di fattori che hanno influito negativamente sulla riedificazione ad iniziare dalla concorrenza dell’ecobonus. Diverse imprese edili che avevano concentrato i loro sforzi produttivi nell’area del sisma, hanno modificato i loro programmi puntando anche  alla riqualificazione di edifici pubblici e privati in altre zone del Paese. A questo va aggiunto  l’aumento esponenziale dei costi delle materie di prime, ben precedente allo scoppio della guerra in Ucraina, e paradossalmente la mancanza di manodopera, anche per via della pandemia, nel comparto edilizio che ha penalizzato soprattutto i lavoratori stranieri tornati nei loro paesi d’origine e non ancora rientrati in Italia. Tutto questo, in definitiva, ha pesato e continua a pesare negativamente a fronte del fatto che comunque,” rileva con un pizzico di ottimismo, ”si vedono nuove gru, alcuni condomini cominciano a ripopolarsi e si rivede un poco di animazione nei centri abitati. Gli ostacoli oggi non sono da mettere in relazione alle risorse. Lo Stato la sua parte l’ha fatta. I soldi sono arrivati, pur se con un ritardo eccessivo, ed anche in misura cospicua. Un collo di bottiglia è rappresentato in questa fase dagli ordini professionali, con i tecnici impegnati su più fronti in lavori di ogni tipo. Per quanto possa apparire paradossale non è tanto l’iniziativa pubblica a segnare il passo ma quella privata, che vive un momento di oggettiva difficoltà.”

Casa Futuro Amatrice

A che punto siamo con la costruzione della “Casa Futuro” di Amatrice, ideata e  progettata da Stefano Boeri?
“Siamo nella fase della costruzione delle fondamenta, a seguito della demolizione di ciò che restava dopo il sisma dell’Orfanatrofio Don Minozzi , edificio storico di Amatrice costruito negli anni 20 su un area di 10.000 mq. per ospitare gli orfani della Grande  Guerra. Si tratta di un complesso nella sua grandezza di limitato impatto ambientale , ispirato al concetto di “ecologia integrale” di Papa Francesco, che prevede fra l’altro  il recupero di una vecchia fattoria, il reimpiego delle terre di scavo, la raccolta dell’acqua piovana e l’installazione di 930 pannelli fotovoltaici integrati nella copertura. “Casa Futuro” (foto progetto Studio Boeri ndr) è stata pensata come luogo di accoglienza e formazione aperto alle nuove generazioni. Verrà suddivisa in 4 corti: La “Corte Civica”, nella zona nord,  sviluppata su due livelli che svolgerà funzioni di carattere amministrativo, con la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica. La “Corte del Silenzio”, nella parte centrale, suddivisa in due piani e che ospiterà la Casa Madre dell’Opera Nazionale Don Minozzi, con le residenze dei religiosi, una struttura di accoglienza e assistenziale da destinare a casa di riposo, e alcuni ambienti di carattere museale e liturgico. La “Corte dell’Accoglienza”, nell’area ad ovest, sarà principalmente dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione. È inoltre previsto il ripristino della funzione del teatro/auditorium per ospitare eventi, convegni e spettacoli. La “Corte delle Arti e del Mestieri” si svilupperà, invece. su un unico livello, accogliendo prevalentemente laboratori didattici e spazi di trasformazione dei prodotti provenienti dalle filiere locali dell’agroalimentare. I lavori, per una spesa complessiva di 48 milioni di euro interamente coperti con i fondi per la ricostruzione,  sono stati avviati nell’ottobre scorso. Contiamo di terminare l’opera se tutto andrà bene,” afferma con prudenza, ”nel giro di tre anni e di affidarne la gestione ad una impresa sociale la Promis, già costituita con persone anche di Amatrice.”

Monsignor Pompili Peschiera

il terremoto non uccide, uccidono le opere dell’uomo”, quella mia affermazione intendeva essere un richiamo alle responsabilità, perchè non si risparmiasse sulla sicurezza”

La tua celebre affermazione “il terremoto non uccide, uccidono le opere dell’uomo”, pronunciata nell’Omelia all’indomani del sisma dell’Agosto del 2016 e riportata con grande rilievo dalla stampa nazionale, ritieni sia stata compresa almeno sul territorio nel suo autentico significato ?
E’ stata inizialmente fraintesa come un appello giustizialista, mentre intendeva essere un richiamo alle responsabilità. Scelsi quella frase come una forma per anticipare il futuro, visto che le aree del terremoto del 2016 rimangono sismicamente parlando “ballerine” per definizione e, pertanto, nella ricostruzione non si provasse a risparmiare sulla sicurezza. Era per dirla tutta più un appello per l’avvenire che una valutazione riguardo al passato. Nelle conclusioni di un recente incontro dell’Osservatorio Pubblico nella Provincia di Rieti hai esortato a superare un certo clima di rassegnazione con l’obiettivo di fare del centro-Italia uno snodo e non un tappo allo sviluppo. Si perché è tipico dei reatini come degli italiani in genere, oserei dire degli europei, crogiolarsi in questa forma di autocommiserazione che non porta da nessuna parte e che Benedetto XVI° ha definito “l’odio verso se stesso dell’Occidente”. A mio parere è tempo di abbandonare questo atteggiamento di atavica rassegnazione, piuttosto diffuso nella mia Diocesi, per cui ci è toccato in sorte un ambiente difficile, per riscoprirne di contro la vera identità  come un territorio di passaggio, bello quanto poco conosciuto ed apprezzato anche per via della fatiscenza della infrastrutture. Per la verità il problema riguarda l’intero centro Italia come ebbi modo di ricordare nel corso della messa di suffragio per le vittime del terremoto nello scorso agosto davanti al Premier Draghi, citando un rapporto della Banca d’Italia particolarmente severo circa il patrimonio viario ed infrastrutturale delle regioni del centro. Nel nostro caso, ad esempio, se quei 38 chilometri della Salaria che collegano Rieti all’autostrada Roma-Milano fossero in condizioni migliori saremmo la Provincia del Lazio più vicina alla Capitale.

“… è tipico dei reatini come degli italiani in genere, crogiolarsi in forme di autocommiserazione che non porta da nessuna parte e che Benedetto XVI° ha definito l’odio verso se stesso dell’Occidente

Cosa non dovrebbe mai mancare in una buona catechesi per i giovani che si avvicinano ai Sacramenti ?
“Io penso che occorra ritrovare la fede non tanto come un elenco di doveri da assolvere ma come un percorso, una strada che ci conduce verso la felicità, che non è un diritto e nemmeno un dovere. E’ una aspirazione che conduce tutti noi a non accontentarci di quello che abbiamo e di quello che siamo e a tendere sempre verso qualcosa di ulteriore. In questo senso una catechesi sulla vita cristiana non può prescindere dal fatto che la vita cristiana stessa è tendenzialmente una ricerca della felicità e questo ritengo possa essere il punto su cui ritrovarsi al di là di tanti pregiudizi”

In questa prospettiva quale messaggio non dovrebbe mai mancare nell’Omelia di ogni Sacerdote nella Messa domenicale ?
“Non deve mai mancare nell’Omelia la sensazione di una notizia gioiosa, positiva e propositiva che aiuti a vivere e ad affrontare con maggiore leggerezza e più energia le inevitabili difficoltà che dal Lunedi in poi ciascuno di noi è chiamato a vivere ed  affrontare. Perciò nell’Omelia dovrebbero essere toccate le corde vive che sono quelle che poi ci tengono in piedi perché oggi diciamo cosi, ”riflette, ”la nostra generazione che è così appagata è tuttavia una generazione che guarda sempre in basso e guardare in basso, osservare la punta dei piedi ci impedisce di contro di guardare in alto che è quanto obiettivamente ci aiuta ad essere non solo in una posizione eretta ma anche in una posizione vitale. La fede in questo ci aiuta perché ci restituisce sempre la prospettiva.”

“Se ascoltiamo in funzione unicamente dei like, rischiamo di perderci l’esistenza in nome di questo aspetto puramente economico, che oggi ha effettivamente la meglio perché Dio è stato sostituito dal denaro”

Hai detto nella tua veste di Presidente della Commissione Episcopale per le Comunicazioni Sociali della CEI che “siamo chiusi nella bolla dei like” e questo pone soprattutto i comunicatori nella condizione di non essere pronti ed aperti all’ascolto
“Beh diciamo che il problema su cui ci richiama Papa Francesco, che invita ad  ascoltare con le orecchie del cuore, non è tanto di non essere ascoltati. Il problema vero è che oggi siamo sistematicamente sentiti per scopi tendenzialmente commerciali; siamo spiati, studiati a volte osservati speciali e questo non è l’ascolto che ci fa crescere. L’ascolto che fa entrare in contatto con l’altro e che ci allarga l’orizzonte è quello fatto in modo gratuito non finalizzato ad un target ad un obiettivo. Se ascoltiamo in funzione unicamente dei like,” sottolinea scandendo le parole ”rischiamo di perderci l’esistenza in nome di questo aspetto puramente economico, che oggi ha effettivamente la meglio perché Dio è stato sostituito dal denaro. La nostra è una società nella quale tutto è comprensibile a partire dal denaro, guerra compresa, e tutto è incomprensibile se non si parte da questo presupposto.”  

Papa Francesco Predicatae Evangelium

Il 2022 con la promulgazione della nuova costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” sarà dunque l’anno della riforma della Curia romana, secondo la volontà di Papa Francesco?
“La Praedicate Evangelium credo che rappresenti il frutto maturo di questa accelerazione, che il Santo Padre ha inteso dare alla evangelizzazione con una prospettiva di tipo missionario. La Praedicate Evangelium”, ribadisce con forza,” è una costruzione che fa appunto della Chiesa un soggetto missionario. La Chiesa condivide i dolori, le gioie, le speranze le attese del Mondo e vive nella misura in cui esce da se e va incontro. Questa è un poco la dinamica missionaria che il Papa cerca di imprimere anche con i suoi gesti a volte spiazzanti, che tuttavia mostrano come il punto di vista della Chiesa non può essere circoscritto ai suoi problemi interni ma deve andare incontro alle persone. Il Vangelo, come dice Gesù, deve essere come il sale dentro la pasta, sennò a cosa serve?”            

Raffaele Pompili